Chiapas – La lotta lenta e silenziosa delle donne indigene zapatiste
Chiapas – La lotta lenta e silenziosa delle donne indigene zapatiste
y aquí estamos y aquí vamos a seguir, aunque nos han dicho que no servimos,
pero si servimos, estamos aquí (mujeres zapatistas)
Sono passati vent’anni dall’inizio della lotta del movimento zapatista in Chiapas e a novembre, quando sono stata lì, ho constatato come lo zapatismo non è morto, come molti credono, ma procede in silenzio e lentamente come “las caracolas” (le lumache) simbolo della loro lotta.
Sono arrivata a San Cristobal e sono rimasta colpita da questa città immersa tra i monti e fitta vegetazione di un verde intenso. La città è piena di “indigenas” di diversi villaggi che parlano diverse lingue (tzotzil, tzeltal, tojolabal) il Chiapas il 50% della popolazione è indigenas e questi/e sono relegati/e ai lavori più umili (servizi di pulizie e manovalanza), molte donne vendono in strada prodotti artigianali, frutta e verdura prodotti da loro.
..non tutt* sanno che..
Il “problema” de los indigenas in Chiapas è venuto alla ribalta a partire del 1 gennaio 1994 quando le donne e gli uomini indigeni zapatisti armati dell’EZLN (Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale) hanno occupato 5 città del Chiapas per protestare per l’entrata in vigore del Trattato di libero commercio dell’America del Nord (NAFTA) che trasferiva le ricchezze dalle zone povere del Messico verso il Canada e gli Stati Uniti. Questo accordo era considerato una “sentenza di morte” per l’economia delle popolazioni indigene.
Dopo vari colloqui tra governo e zapatisti, finiti senza un accordo tra le parti il governo messicano ha risposto con una violenta repressione militare e ha iniziato a mandare in Chiapas carri armati, elicotteri e migliaia di militari che si accamparono vicino a villaggi indigeni, dove iniziarono a ricercare e ammazzare insurgentes e simpatizzanti dell’EZLN, distruggendo così molti villaggi e gli/le abitanti dovettero abbandonarono le loro terre e camminarono giorni alla ricerca di luoghi sicuri dove trasferirsi. Sono state ritrovate diverse fosse comuni di indigeni uccisi da corpi paramilitari pagati dal governo.
La gente del Chiapas quando mi raccontava di quel periodo parlava della “guerra” e dai loro racconti si capisce che fu una vera e propria guerra tra esercito del governo Messicano e los indigenas del Chiapas.
Una guerra impari come tanti altri conflitti al mondo, uno tra questi il potente esercito israeliano e la resistenza palestinese.
Ho parlato con molte persone e a tutte chiedevo informazioni sullo zapatismo, le risposte erano contrastanti, molte persone, generalmente meticce, erano del parere che la guerra aveva dato troppi diritti e contributi economici a los indigenas, altre appoggiano e sostengono la lotta zapatista perché ha riconosciuto dei diritti elementari a los indigenas, come per esempio il diritto di voto, l’accesso ai servizi sanitari ecc.
Come mi ha detto Juan, giovane zapatista, il movimento non lottava per avere più denaro ma per la dignità, la giustizia e il diritto ad esistere di un popolo, il popolo indigeno del Chiapas.
Juan mi ha raccontato che nella guerra ha perso la sorellina di 4 anni e come suo padre e i suoi fratelli più grandi hanno fatto parte de los insurgentes dell’EZLN, mi raccontava di quegli anni con grande orgoglio.
Mi ha anche detto che l’EZLN prima di prendere le armi il 1 gennaio 1994 si preparò per 11 anni, in questo periodo gli uomini e le donne zapatiste andarono di villaggio in villaggio per spiegare le ragioni della loro lotta e cercare persone che volessero aderire al movimento.
las insurgentes
Una domenica sono andata con Maria Teresa di San Cristobal, che negli anni della “guerra” accompagnava e ospitava attivisti internazionali, a Oventic una delle 5 caracoles che fa parte delle 60 Municipi Autonomi Ribelli.
Una volta arrivate davanti a una sbarra, che blocca l’entrata della Municipalità autonoma, abbiamo parlato con un giovane ragazzo con il passamontagna nero che faceva il suo turno all’entrata e ha chiamato altri due compañeros che hanno iniziato a farci delle domande sulle ragioni della nostra visita. I due ragazzi si sono segnati su un foglio mie risposte e sono andati a chiedere ad altri compañeros se potevamo entrare.
Abbiamo aspettato un po di tempo e siamo rimaste a parlare con il ragazzo che ci sorrideva e parlava con noi da sotto il passamontagna, una volta avuto il permesso di entrare ci è stato vietato di fare foto alle persone e alle targhe delle macchine e si sono avvicinate due compañeras, anche loro con un passamontagna nero e abiti tipici de los indigenas.
Le due donne si chiamano Rosa e Maria e vengono da dei villaggi vicini, una volta al mese per una settimana fanno volontariato nella Municipalità autonoma e fanno le stesse attività dei loro compagni uomini, il turno all’entrata, partecipano a riunioni, si occupano dei campi, della scuola, dell’ambulatorio medico ecc.
Rosa ha 26 anni e parla bene lo spagnolo mentre Maria ne ha quasi 38 e parla quasi solo Tzotzil, rispondono alle mie domande con poche parole e con grandi sorrisi che spuntano dai loro occhi sotto i passamontagna. Rosa mi racconta che non è sposata, non ha figli ed è da sei anni che fa la volontaria a Oventic e che crede fermamente nel valore e nell’importanza della lotta zapatista.
Non è comune nel mondo de los indigenas in Chiapas che una donna di 26 anni non sia sposata e non abbia figli, ma all’interno del movimento zapatista sono tante le donne che fanno questo tipo di scelta di emancipazione da una forte cultura maschilista.
Rosa ha fatto questa scelta e ne è orgogliosa e lo dice con la sua voce pacata e determinata.
Rosa e Maria ci fanno vedere la scuola e il dormitorio dove i ragazzi e le ragazze dei villaggi alloggiano e studiano programmi diversi da quelli imposti dal governo messicano.
Mi racconta Rosa: “nosostras en realidad tenemos capacidad, podemos hacer otras cosas que no sea el trabajo dentro de la casa y el criar niños, podemos aprender”
Molte donne indigenas si sono unite alla lotta perché i propri figli non avevano medicine, cibo e istruzione, altre come Rosa e Maria, hanno trovato nell’EZLN uno spazio dove potersi emancipare.
Le donne insurgentes devono parlare spagnolo, perché è la lingua del “potere costituito” e conoscerlo permette loro di difendersi da questo.
L’EZLN è un movimento fondato sull’eguaglianza di genere dove uomini e donne fanno le stesse cose le donne fanno il loro turno di guardia, puliscono le armi e gli uomini cucina e puliscono la cucina.
Gli uomini quando si arruolano nell’EZLN all’inizio sono un po sorpresi, molti di loro sono cresciuti in ambienti fortemente maschilisti e all’inizio hanno delle difficoltà a prendere ordini da una donna subcomandante, ma le regole sono chiare e donne e uomini nell’EZLN hanno stessi diritti e opportunità.
All’interno di Oventic c’è una cooperativa de mujeres artesanas di donne maya tzotzilles y tzeltales, composta da tre cooperative di donne, che gestisce un piccolo laboratorio tessile che finanzia attività di miglioramento della vita comunitaria, la salute, l’educazione dei bambini e delle bambine.
All’interno della cooperativa ci sono differenti prodotti fatti a mano dalle donne, borsellini, camice, maglioni, borse, in ogni prodotto c’è scritto il nome della donna che l’ha fatto e il prezzo, in modo tale che ad ogni donna possa essere pagata per il suo lavoro.
Quando io e Maria Teresa abbiamo chiesto se potevano lasciare un’offerta per sostenere la loro lotta, Rosa e Maria ci hanno risposto che non era possibile e che era vietato, abbiamo provato a convincerle ma con un sorriso ci hanno risposto di no e ci hanno salutate con grande cortesia.
Io e Maria Teresa siamo andate via tra le montagne che conservano e nascondono un grande esempio di resistenza, in un movimento che ancora crede nei valori della “libertad, justicia y democracia” para tod@s.
Ci allontaniamo da Oventic lasciando alle spalle il cartello con scritto “esta usted en territorio zapatista aqui manda el Pueblo y el Gobierno Obedece” Junta de Buen Gobierno corazon centrico de los zapatistas delante del mundo.
Una mafalda in Chiapas
San Cristobal de las Casas – Novembre 2013