Storie di Gaza
Oggi sono andata con H. a casa della famiglia Samouni. Ammetto che non conoscevo la loro storia..Durante l’operazione Piombo Fuso, a Zaitoun nella zona a est di Gaza, le loro casa sono state prese d’assalto da un raid aereo dell’esercito israeliano e sono morte 27 membri della famiglia composta da 40 persone.
Sono stata accolta da loro con bei sorrisi..si sono presentati tutti dal più piccolo al più grande, quattro maschi e due femmine e la mamma che gentilmente ci offre the, pane caldo, olive e verdure. Mohamed mi da il benvenuto il Palestina e dice: “non Gaza ma Palestina..anche noi siamo Palestina”.. Scherziamo, ci presentiamo e poi iniziano a farmi vedere un libro, che tengono con cura sopra il tavolo in sala, questo è stato fatto da un medico norvegese, che racconta il suo lavoro in ospedale dopo l’operazione Piombo Fuso..
Tutti i bimbi sono attorno a me e con cura girano pagina per pagina e mi indicano le immagini, questo è mio cugino Mohammed, questo era il mio vicino di casa…questo era…e dicono un nome..io non capisco e loro dicono questo era mia fratello..”ha gli occhi aperti ma non è sveglio” mi dice uno di loro.. Il fratellino è morto durante il raid israeliano, aveva solo 4 anni, mi indicano la bimba più piccola che potete vedere nella foto, “lei aveva solo 10 giorni quando lui è stato ucciso”, lo stesso giorno è morto anche il padre.
Non riuscivo a guardare quelle foto..corpi straziati…mutilati…ma loro continuavano a indicarmi quelle immagini..quasi per mettermi alla prova se le reggevo come facevano loro…conoscevano il libro a memoria e molte di quelle persone che erano state ferite..uccise. Mi dicevano nome e cognome e dove abitavano, dove li hanno portati per essere curati. Poi Amal, la figlia più grande indica una foto…era lei con la testa bendata..mi ha ripetuto 4 volte che le hanno tolto dalla testa 15 schegge”15” ripeteva…il fratello allora corre e riporta un contenitore si plastica con dentro una scheggia in metallo che gli hanno tolto dalla gamba..me l’ha data in mano…e Amal diceva io ne avevo 15 qui in testa… Amal è stata portata a Ramallah per essere sottoposta a varie operazioni. Uno dei bimbi mi chiede se lo porto in Italia, vuole “uscire” di li…ma “muskile” ovvero problema…non ha il passaporto e non può uscire dall’Egitto…mentre il fratello più grande a novembre andrà in Malesia tramite una ONG malesiana per fare da testimone in un tribunale internazionale dove racconterà la storia dell’uccisione dei membri della sua famiglia.
A maggio di quest’anno la sentenza israeliana in merito alla uccisione dei membri della famiglia Samouni dice che quell’episodio non configura un crimine di guerra e che i civili non furono presi di mira volontariamente. Arriva il taxi, usciamo di casa i bimbi mi chiedono di ritornare domani con il sorriso sulle labbra..io dico che ritornerò presto. Sono stanca, triste e svuotata…sto iniziando a conoscere Gaza e la gente che ci abita.
Qui è possibile vedere un video sulla storia della famiglia Samouni raccontata dai disegni e dalle parole dei bambini e delle bambine sopravvisute
Maya