#womenlegalteam: 2 giorno alcuni casi seguiti
Oggi è domenica anche al campo. Arriviamo alla buona ora ma la domenica le attività e i volontari sono presenti in numero minore. La giornata inizia con una riunione alla Info Tent nella quale i volontari ci spiegano alcuni particolari sulle procedure d’asilo in Grecia.
Iniziamo subito a fare consulenza e raccogliere casi: si presenta M. curdo siriano, da due anni in viaggio con moglie figli, ex militare, ha perso il fratello in guerra e vorrebbe portare in Europa i nipotini rimasti soli in Siria. Nel momento in cui gli comunichiamo che ciò non è possibile, scoppia in lacrime. Incontriamo, poi, F. donna siriana sola con 3 bambini, il piu’ piccolo non arriva all’anno di età. Il marito di F. è già in Germania dove ha fatto richiesta di protezione internazionale, tuttavia F. e i 3 figli non possono ancora raggiungerlo. Per accedere al ricongiungimento familiare secondo la procedura prevista dal Regolamento Dublino III è necessario che anche F. abbia fatto richiesta di protezione internazionale, richiesta al momento non accessibile.
L’unico modo per accedere a una richiesta d’asilo è, al momento, una chiamata Skype alle Autorità greche, chiamata alla quale non risponde mai nessuno. Le legali del gruppo stanno valutando l’opportunità di denunciare questa grave violazioni sia recandosi presso le autorità compotenti territoriali sia presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. F. ci porta quindi da “una vicina di tenda”, S. una ragazza siriana che studiava economia fino a 3 mesi fa presso l’Università di Aleppo. Un mese fa circa la polizia macedone ha lanciato lacrimogeni sul campo e S. ha perso la gravidanza di 3 mesi. A seguito del forte stress a S. è stato diagnosticato il diabete. La giornata finisce con un singolare incontro con la polizia di frontiera greca: ci fingiamo richiedenti asilo e chiediamo di procedere con la nostra richiesta di asilo. In Italia normalmente la polizia a una richiesta di asilo deve procedere alla presa in carico del richiedente e a collocarlo, se vi è posto, in un centro d’accoglienza. In Grecia, invece, avviene al momento, il contrario: un richiedente asilo viene prima collocato in un centro e poi , dicono, potrà procedere alla richiesta di asilo, così dicono anche se sembra che questo non avvenga.