#womenlegalteam 4 giorno in Idomeni – racconti dal campo
Stamane abbiamo sentito delle urla e dei ragazzi molto arrabbiati che correvano con bastoni in mano, la polizia ha anche lanciato alcuni lacrimogeni.
I ragazzi si sono allontanati tra i campi quando mi sono avvicinata a chiedere cosa succedeva un ragazzo mi ha spiegato che dei ragazzi curdi hanno detto a un ragazzo arabo che lui era uno di “DAESH” (ovvero dell’ISIS) i ragazzi arabi si sono molto arrabbiati e sono nati degli scontri.
Mi hanno anche spiegato che non è la prima volta che accade e mi hanno detto che “che l’Europa ha chiuso le frontiere perché qualcuno dice che nel campo ci sono persone che appartengono a DAESH”, ho risposto loro che non è per questo che le frontiere sono state chiuse ma per delle precise scelte della Unione Europea
Parlando con un gruppo di ragazzi uno di loro ha abbracciato il suo amico e ha detto “anche lui è curdo e io sono arabo ma lui è un mio amico e se qualcuno gli dice qualcosa io lo difendo sempre”.
Oggi alcuni ragazzi mi hanno raccontato la storia del loro viaggio M. , studente universitario di Aleppo sta nel campo assieme al fratello di 16 anni e la sua famiglia sta ancora in Siria, ha una grande cicatrice nel piede sinistro causato da una bomba che ha colpito la sua casa.
M. mi ha detto che sono arrivati in Turchia in aereo e dopo per 10 volte hanno cercato di arrivare via mare nel tratto Turchia-Grecia per 9 volte è stato bloccato ma la decima volta è riuscito ad arrivare e ora si trova da 2 mesi e mezzo nel campo. M. ha anche detto che non ha i soldi per tornare a casa ha speso tutto per il viaggio.
F. e i suoi tre figli minori di 3-5-7 anni non sono mai andati a scuola, stanno al campo da due mesi e mezzo dopo essere stati due anni e mezzo in Turchia.
Il marito è gia stato riconosciuto rifugiato in Germania e la donna è bloccata al campo e non riesce a ricongiungersi con lui.
F. ci ha invitato nella sua tenda per raccontarci la sua storia, che abbiamo trovato molto pulita e accogliente con cuscini e coperte colorate.
Mentre si camminava fra le tende “ufficiali”, accanto a MSF, ci siamo incantate nell’ascolto di M., un uomo siriano dall’inglese perfetto, padre di un ragazzo di 11 anni disabile e con un forte ritardo mentale. Ci diceva che la sua casa in Siria era stata completamente distrutta e che lui aveva deciso di scappare e di lasciare tutto solo per garantire un futuro a suo figlio che ha bisogno di cure mediche quotidiane. Sperava che la Germania lo potesse accogliere perché era a conoscenza di un centro medico di eccellenza. Ed invece ora vive nella tenda dove i letti sono delle brandine messe “a castello”, 2 brandine una sopra l’altra con accanto altre 2 brandine – una sopra l’altra – a formare un “quadrato di 4 brandine” che sono il letto del nucleo famigliare. Ci ha augurato che la vita ci portasse tanta fortuna e ci ha ringraziato per aver chiacchierato con lui.